July 5, 2021

Monica Bellucci attends the Christian Dior Haute Couture Fall/Winter 2021/2022 2021-2022 Haute Couture collection fashion show in Paris, on July 5, 2021
Monica Bellucci and US actress, producer Jessica Chastain arrive for a photocall prior to the Christian Dior Women’s Fall-Winter 2021-2022

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July 5, 2021

DI RAFFAELE PANIZZA5 LUGLIO 2021

La figlia ha sedici anni, la madre è la diva italiana del cinema. Per la copertina di Vogue Italia posano assieme per la prima volta. Questa è la storia di due generazioni allo specchio, un pomeriggio a Parigi

Il 30 settembre del 1964, quando Monica Bellucci veniva al mondo, il mondo non emetteva un fremito e anzi pensava ad altro. Al funerale di Togliatti. Al primo film dei Beatles sul culto della celebrità: “A Hard Day’s Night”. A Martin Luther King in visita dal Papa e alla Ferrero che lanciava la Nutella. Quarant’anni dopo e sedici anni fa invece, quando veniva al mondo la sua primogenita Deva Cassel, il mondo l’ha saputo subito. Il mondo “pensava a lei”. I media annunciavano l’evento e tutti per un istante abbiamo cercato di comporne a mente le fattezze, addolciti da un lampo di probabile assoluto in un mondo dove bellezza e bruttezza, adesso come allora, si scambiavano costantemente di posto: la strage dei terroristi ceceni nella scuola di Beslan. Le prime voci su una novità chiamata Facebook. La mancata ratifica della Costituzione europea. Le speranze di pace in Medio Oriente defunte insieme al leader palestinese Yasser Arafat. 

Foto di Paolo Roversi

Tutto scorre così velocemente che entrambe le loro vite, entrambe le loro storie, appaiono ugualmente distanti. Tanto che nel dileguarsi rabbioso del passato, nella sua prospettiva schiacciata, potrebbero essere quasi coetanee. Mentre nell’accelerazione spietata del presente, le due sono ormai irriducibili: da una parte una pubertà che sta portando a termine la sua schiusa, dall’altra la più graziosa delle maturità che si compie e finalmente si placa.  Monica e Deva. Deva e Monica. Creature ora riunite in uno studio fotografico di Parigi davanti alla Hasselblad formato 6×4.5 di Paolo Roversi, che Monica l’ha fotografata tante volte, mentre Deva mai. Il risarcimento che giunge ora, però è grande: insieme, non le aveva ancora immortalate nessuno. «Tempo fa Monica mi aveva mostrato una foto sul telefonino ed è stato colpo di fulmine. Deva possiede in volto il sogno e il mistero. Monica invece l’ho sempre vista e fotografata come “la Bellucci”, come un bambino che la ammira proiettata sul grande schermo, come m’accadeva da ragazzo con Lucia Bosè e le grandi dive», dice il fotografo. Monica e Deva, nel frattempo, sono uscite dall’ascensore. Sono passate al trucco e ora, davanti all’obiettivo, vorrebbero fondersi, vulcanizzarsi l’una nell’altra. Monica in particolare, lo vorrebbe da morire. L’ha sognato e ne ha parlato a tavola la scorsa sera. Ma quando arriva il momento agognato, per qualche motivo la fusione non si verifica, la materia e l’anima – pur in questa loro evidente consuetudine di carezze – risultano meno permeabili del previsto. È la legge della vita. L’ineluttabile principio di individualizzazione: Deva è una giovane donna che irrompe, Monica un corpo sacro venuto oggi a lasciar spazio all’affermarsi di una nuova creatura, ed è bello vederglielo fare con questa fiera naturalezza mediterranea imparata osservando madri, nonne e zie abbassare lo sguardo. Deva e Monica. Monica e Deva.

Deva e basta.  «Sinceramente m’immaginavo qualcosa di diverso: lei abbandonata sulle mie gambe e i nostri capelli al vento che diventavano una cosa sola», dice Monica davanti alla bacheca con tutti i look: Dolce, Valentino, Armani, Dior, Scervino, Chanel. Novanta per cento Italia, dieci per cento Francia, esattamente come le loro ossa. «Deva è nata a Roma, e quando parliamo in genere non usiamo il francese. L’italiano è la sua lingua madre», rivendica Bellucci, che prima di accettare questo servizio fotografico ne ha voluto parlare con la secondogenita Léonie, 11 anni compiuti da poco. Anche Deva a un certo punto appare quasi contrariata: «Non so, sono troppo distaccata, troppo seria», si arrovella, di fronte a un’immagine bellissima nella quale in un certo senso troneggia, e inconsapevolmente vede il proprio Dna liberarsi e scivolare giù dalle spalle come polvere, e forse se ne spaventa. Monica osserva protettiva e curiosa questo piccolo patire, comprende e accompagna il tormento del passaggio. Le ha persino chiesto perché avesse voluto fare questo servizio fotografico assieme, e Deva le ha dato una risposta meravigliosa: perché l’ultima volta che ci hanno fotografate insieme ero nella tua pancia (a fotografare Monica al settimo mese fu Fabrizio Ferri, ndr). Adesso che sto cominciando il mio viaggio, mamma, voglio che accada ancora. «Ed è esattamente questo che desidero per mia figlia: respiro, indipendenza, aria». 

Posano ancora. Monica allunga naso e bocca verso le ciocche ondulate di sua figlia, gode nell’inalarne il profumo, e allungando sempre più voluttuosamente il collo mostra il platino, l’onice e lo smeraldo di un orecchino Cartier. Oltre a qualche punto esclamativo lasciato sulla sua pelle dal tempo. Guarda Roversi e dice qualcosa di quasi impercettibile, accentuando il movimento delle labbra per mantenere il segreto del messaggio: «Paolo, guardaci, siamo carne viva».  Pausa. Monica indossa una veste da camera bordeaux mentre Deva giochicchia con l’applicazione di Apple Music in accappatoio bianco. S’avvicina: «Io e lei non abbiamo scontri, mai. Sono una madre dolce, cerco di prenderla sempre dal verso del pelo». Puntini sospensivi. Si torna sul set. Quando posa mamma, Deva non viene a guardare mai. E viceversa, medesimo trattamento. Anche se Monica, incrociandola nel corridoio, d’impulso abbandona questo piccolo fair play e forse un po’ esagera: «Mamma mia, ma che cos’è questa ragazza!», esclama, facendo girare tutti e contemporaneamente registrando il disappunto di Deva, che la guarda un po’ torva, un po’ imbarazzata, mentre cerca di allentare la morsa alla gola di un colletto Tudor firmato Dolce&Gabbana. Monica cambia tono, le cede il palco con un «Amore, that’s you now», e s’allontana dal set con gesto sottolineato: «Non voglio metterla in imbarazzo, e in più lo so benissimo come posa» dice orgogliosa e partecipe, un po’ custode e un po’ arco per questa figlia-freccia che ha già scattato due campagne e cinque copertine internazionali. E presto – la notizia non è ancora stata divulgata – diventerà ambassador per la maison Christian Dior. Vedere gli scatti materializzarsi sul computer è interessante ed ermeneutico. Analizzare il confronto tra la consapevolezza interpretativa di Monica Bellucci e quel modo ancora stupito che ha Deva nel farsi catturare, da cerbiatto sorpreso tra le foglie: «Lei è così, libera da sempre, prende aerei da sola da quando ha 13 anni e parla cinque lingue. Ha visto come tiene lo sguardo? Non ha paura di nulla».

 Continua… 

Foto in apertura. Monica Bellucci e la primogenita Deva in uno scatto di Paolo Roversi dal servizio di copertina di questo mese. Monica: tubino di raso. Deva: tubino di raso e orecchini. Tutto Dolce&Gabbana. Styling Ibrahim Kamara.

Leggete l’intervista integrale sul nuovo numero di Vogue Italia è in edicola dal 6 luglio
(c) VOGUE

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July 5, 2021

 

 
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Публикация от Monica Bellucci (@monicabellucciofficiel)

 

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July 5, 2021

Monica Bellucci insignita del Pegaso d’Oro per il Film Achievement

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July 2, 2021

Espectáculo encenado por Tom Volf, estreado em Paris em 2019, já está na agenda do CCB, nos dias 10 e 11 de Julho. Direcção do festival está à espera da evolução da pandemia para anunciar o programa, que irá decorrer de 2 a 25 de Julho.

Maria Callas – Lettres et mémoires | Les Visiteurs du Soir

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July 1, 2021

Te lo hanno sempre detto. Sei la piu bella.
E tu, da quando avevi 18 anni, dici: «Ce ne sono altre più belle di me». Essere o non essere la più bella del reame? Esserlo, quando il fotografo scatta, quando parte il ciak, e poi dimenticarselo. Hai un’età, 56 anni, in cui le dive un tempo erano oltre il viale del tramonto. Per te, invece, ogni giorno è un’alba. «La nottata è passata. L’avevo detto, no?». Solare e ombrosa, Monica Bellucci ti abbaglia per la bellezza accecante, mentre l’ombra la protegge perch «a un certo punto della vita, non può essere tutto pubblico».
«Era Monica Bellucci? Parlavi con lei?». Caschetto, occhiali neri, trench. L’ultimo incontro dal vivo, per caso, poco prima del Covid, novembre 2019, all’aeroporto, volo di linea per Parigi. «Sembra una che non se la tira». Avanzare e sottrarsi, fuggire mostrandosi. Per questo scelgono sempre lei. Una donna allo specchio. Che non si fa più da tempo la domanda che ti condanna a una vita di veleni. Sono ancora io la più bella del reame?
Monica, cosa vede adesso fuori della sua !nestra?
Chiese e palazzi bellissimi. E verde, tanto verde. Sono a So0a, in Bulgaria, una città d’arte immersa in una vegetazione incredibile. Non me l’aspettavo. È un posto pazzesco, circondato da montagne piene di boschi.
Una vacanza, un lavoro, un amore?
Lavoro. Il set di un 0lm di Martin Campbell con Liam Neeson, Memory. Interpreto Davana, una magnate, capo di un fondo di investimento. Una donna potente ma anche molto pericolosa.
Ai David di Donatello è apparsa intabarrata in un vestitone di scena, senza trucco e con parruccone bianco. Irriconoscibile.
Stavo girando La Befana vien di notte – Le origini,di Paola Randi. Un progetto nuovo, bello, un po’ fuori dalle righe, un fantasy.
Nel collegamento col Quirinale, Geppi Cucciari ha commentato: «Ecco a voi Ivana Spagna».
Anche un mio amico mi ha detto: «Sembravi Patti Smith». Si vede che ho stimolato un sacco di ricordi. Scusi, ma che problema c’è a presentarsi vestita con gli abiti da scena di un 0lm?
Nessuno.
Ah, ecco. La costumista Mary Montalto, tra l’altro, ha fatto un lavoro stupendo. E poi il mio personaggio è quello di una strega buona che protegge i bambini di madri bruciate sul rogo. Il ruolo è quello di una donna adulta, che ha vissuto.
Donna “vissuta” come Anita Ekberg, che ha interpretato in The Girl in the Fountain di Antongiulio Panizzi. Un’attrice di bellezza sfolgorante che si ritirò a 50 anni. E, quando incontrò Fellini, disse che più che La dolce vita il !lm della sua vita avrebbe dovuto intitolarsi La vita amara.
Le donne di allora, dive comprese, non avevano la libertà che abbiamo noi oggi. E a 50 anni non solo la tua vita di donna ma anche la tua vita cinematogra0ca era 0nita da un po’. Nel 0lm si comprende che cos’era lo star system a quel tempo, un mondo completamente dominato dagli uomini.
A teatro invece porta in scena Maria Callas.
Quando è arrivata la pandemia abbiamo interrotto lo spettacolo, ma presto lo riprenderemo. A luglio in Portogallo, a settembre al teatro di Erode Attico ad Atene, poi, a novembre, a Milano, Roma e Venezia.A dicembre a Mosca e San Pietroburgo, e anche a Parigi. E, nel 2022, Londra e New York.

Che donna era la Callas?
Divina come cantante lirica e come attrice. Ma era anche una donna dal cuore semplice. Raccontava sempre che il dramma della sua vita, il suo più grande dolore, era stato non aver avuto !gli.
Fama, denaro, carriera immensa non le sono bastati?
Dive come la Callas, ma anche la Ekberg, anche se avevano una vita pubblica molto viva e fremente, nell’esistenza quotidiana erano sole, con pochi amici e grandi storie d’amore ma dif!cili. Quello che mi piace di loro però è l’enorme coraggio. Avere la forza di vivere in modo potente. La passione della Callas con Onassis non è qualcosa che accade a tutte. È una fortuna che capita a poche donne.
Fortuna? Anche se ti consumi, ci muori per questo amore?
È il concetto greco di Eros e Thanatos, amore e morte. Quando si parla della Callas spesso dicono: «Ma che vita tragica ha avuto». Io invece dico: «Ma che vita viva!». È importante anche avere la possibilità di vivere storie dif!cili.
Anche a lei è capitato, di vivere storie dif!cili?
Certo, capita. Ma sono periodi della vita, che corrispondono a momenti precisi. Quello che cercavo a 20 o a 30 anni in una relazione non è quello che cerco a 50.
Si ama una volta sola? C’è un solo grande amore?
No. Proprio perché quello che cerchi a 20 anni in un uomo non è quello che cerchi a 60, ci sono ricerche diverse e incontri diversi.
Adesso cosa cerca?
Vivo, semplicemente.
Sola?
La solitudine è bella, ma deve durare poco. A meno che tu non sia un’asceta.
Lei non lo è?
Posso esserlo per un certo periodo ma non per un tempo in!nito, non è la mia vocazione. Oggi, comunque, tengo per me la mia vita privata, non ne parlo. A una certa età si può fare, no?
Il regista Gaspar Noé, che l’ha diretta in Irréversible dove c’è la famosa scena della violenza sessuale con il suo ex marito Vincent Cassel, la descrive come l’attrice più audace che abbia mai conosciuto.
Audace? Lo sono quando mi danno l’occasione di esserlo.
Ha sempre avuto l’occasione di scegliere, o è stata scelta?
Questo lavoro è una questione di scelte. Sinceramente non avrei mai pensato, a 25 anni, che sarei arrivata a 56 e avrei ancora avuto la possibilità di farlo: di scegliere.
Nel 1991, un giornalista che la intervistava le attribuì la dote delle vere star: saper far sognare.
Non penso si possa descrivere se stessi. È come quando ci domandiamo perché succedono le cose. Accadono e basta.
Una cosa bella vissuta di recente?
Quando Paolo Virzì mi ha chiamato per il suo !lm Siccità venivo da una Parigi dove tutto era chiuso. A Roma ho potuto mangiare fuori con i miei amici, una di quelle cose semplici che diventano meravigliose.
Ha sofferto il lockdown?
Sono stata chiusa per tre mesi con le mie !glie sulla costa francese. Seguivo Léonie che doveva fare i compiti al computer dalle 9 alle 16. Poi tv, la cena e a letto. Mi sembrava di essere tornata in un mondo arcaico, di rifare la vita che facevo da piccola.
Ha detto che Deva e Léonie assomigliano molto al padre.
Deva ha la sua pelle e i suoi occhi. Léonie ha preso la sua energia, è molto vivace.
Deva farà la modella?
È avvenuto tutto in modo casuale. Era con me a Milano. Domenico e Stefano (Dolce e Gabbana, ndr) l’hanno vista e le hanno chiesto di lavorare con loro. Per ora si sta divertendo, va a scuola, è al penultimo anno del liceo. Vediamo cosa le piacerà fare, ma non credo sia una cosa sola.
Le ragazze di oggi vogliono tutto?
Volere tutto è qualcosa che appartiene piuttosto alla nostra generazione, cresciuta negli Anni ’80, mossa da un arrivismo sfrenato. I ragazzi di oggi hanno soprattutto voglia di imparare. E sono anche più consapevoli di noi dei valori importanti: ecologia, rispetto del pianeta, rispetto dell’altro.
Monica Bellucci: italiana vulcanica o tranquilla francese?
Smorzo il mio fuoco col senso del limite francese. Ho imparato a canalizzare. Un uomo le fa un complimento. Come reagisce? C’è una differenza tra un complimento fatto in modo garbato e un’aggressione, oggi c’è una tendenza a fare un miscuglio di tutto.
Il mondo di oggi è ancora maschilista?
Non credo alla guerra con l’altro sesso, sono per trovare un’intesa. E per dare agli uomini la possibilità di esprimere la loro parte femminile. Una volta quando vedevi un bambino che prendeva tra le mani una bambolina gliela tiravi via dicendo: no! Oggi i padri vanno al parco con la carrozzina, così come trovi la donna pilota o astronauta. Ma ci vorrà tempo prima che questo porti a grandi cambiamenti.
Il colpo più duro da assorbire?
Ho 56 anni, sono a metà strada della vita. Se voglio arrivare a 90, magari, i colpi più duri devono ancora arrivare.
Cosa la aspetta domani?
Credo che ognuno di noi vada avanti secondo la sua stella.
La sua dove la sta portando?
Non posso saperlo.
Perché?
Non sono io che la vedo, è lei che vede me.

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